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 Danzaterapia e corpo nella terza età

“ La vita è un istante. In tutte le età si ha la possibilità di crescere di vivere, di condividere il tempo.”

 “La vecchiaia […] È una tappa della vita segnata dai “non posso” o “ho Paura”. In realtà il tempo mostra come il corpo, quando non si muove, vada perdendo le sue capacità di movimento fino a rinchiudersi in un vero e proprio carcere, senza la minima possibilità di libertà o di creazione. […] È necessario lavorare sui sostegni, sulle possibilità e le “finestre” che si aprono sul movimento giungendo – grazie alla gratificazione, al ricordo e alle piccole conquiste- all’incontro con il “si posso”[…]”

Maria Fux

La vecchiaia è vista come il tramonto della nostra vita, in quanto caratterizzata da un progressivo decadimento e indebolimento dell'organismo, con caratteri morfologici e organici propri. Questa visione critica di una tappa della vita che contiene in sè la saggezza dell'esperienza, rende la vecchiaia un ostacolo al movimento e un peso per il corpo. Il rischio che ne può derivare è quello di credere di non avere più la possibilità di muoversi liberamente.

L'invecchiamento umano è un processo di trasformazione regolare, ordinato o discontinuo, che implica, con il passare del tempo, un cambiamento di caratteristiche biologiche, psicologiche e relazionali. Un cambiamento che seppure coinvolge inevitabilmente tutti noi, si sviluppa con modalità ritmi e conseguenze proprie e diverse per ciascun singolo individuo e che dipendono dalla co-occorrenza di differenti fattori genetici, esperienziali, educativo-culturali, sanitari, traumatici, familiari, sociali. Inoltre, bisogna precisare che seppure alcune funzioni cognitive decadono altre sono compensate dal mantenimento e a volte sviluppo di altri processi cognitivi.  Un esempio di questa compensazione deriva dagli studi sull'efficienza del riconoscimento percettivo di oggetti: è stato dimostrato che la riduzione dell'efficienza sensoriale può portare paradossalmente a percezioni globalmente migliori se l'anziano utilizza la propria esperienza per cogliere gli aspetti essenziali di quanto vede o ascolta. Nell'anziano si osservano, dunque, non solo la diminuzione di certe strutture ma anche la conservazione di altre, non solo la perdita di certe funzioni ma anche il perfezionamento di altre, non solo arresti, diminuzioni quantitative o decadimento di attività ma anche aumenti quantitativi e differenziazioni qualitative.

Nella persona anziana, le principali modificazioni fisiologiche sono a carico delle attività sensoriali e delle attività motorie. L'attività motoria rivela significative modificazioni in funzione dell'età. L'anziano è meno rapido e possiede minor forza nei movimenti, ma ciò non sembra interferire nell'accuratezza e nella precisione degli stessi. In assenza di fattori patologici e a condizione che l'anziano svolga quotidianamente una serie di esercizi fisici, le funzioni legate ai movimenti possono essere conservate sino a tarda età. Si allungano i tempi di reazione, ma soltanto nei compiti complessi, mentre i tempi di reazione in compiti semplici sono analoghi a quelli dei giovani.

La vecchiaia e il corpo che invecchia, in un mondo basato sull’ apparenza, è un’immagine che rimanda alla malattia, al limite e in alcuni casi alla deformità. Il corpo dell’anziano è un corpo lento, non più presentabile ed è un corpo da nascondere. Tali pregiudizi sociali possono condizionare il suo benessere psicologico, generando isolamento, perdita di capacità sociali e depressione. Se in adolescenza il limite del corpo paradossalmente consiste nel fatto di non avere limiti confini in quanto il corpo è in un momento di crescita e dotato di grandi potenzialità sebbene da indirizzare nel modo giusto, durante la vecchiaia il limite del corpo consiste nella caducità di alcune potenzialità e nella consapevolezza dei propri limiti.

Risvegliare il corpo nell’anziano attraverso la danzaterapia vuol dire offrire all’anziano la possibilità di ritrovare nel suo corpo delle potenzialità che seppur limitate possono essere accettate e apprezzate in modo consapevole e sereno. La danza può diventare lo strumento principale grazie al quale l’anziano può riprendere ad ascoltare il suo corpo, accentando i suoi limiti e scoprendo che non è solo fonte di malessere e rimpianti per le capacità perdute ma può essere il ponte per istaurare un nuovo rapporto con sè stesso e  nuove relazioni sociali all’interno del gruppo di danza terapia. Il risveglio del corpo favorirà il risveglio della mente, influendo positivamente sull’autostima e sul concetto di sé. Rimanere o ritornare padroni del proprio corpo dal punto di vista neurologico e muscolare, infine, può contribuire a contrastare la trascuratezza e la disistima nei confronti del corpo che invecchia, restituendo così all'anziano un'immagine corporea accettabile ed adeguata alle aspettative estetico-funzionali dell'ambiente socio-relazionale di appartenenza.

Bibliografia

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Cotman, C. W., & Niero-Sampedro, M. (1984) Cell biology of synaptic plasticity. Science, 225, 1287-1294

Cesa-Bianchi, M., Pravettoni, G. E Cesa-Bianchi, G. (1997). L’invecchiamento psichico: il contributo di un quarantennio di ricerca. Giornale di Gerontologia, Vol. 45, 5: 311-321

Fozard, J.L. (1990) Vision and hearing in aging. In K.W. Schaie and J.E. Birren, eds. Handbook of the Psychology of Aging (3rd edition). New York: Academic Press, Chapter 9.

Fux M., Cos’è la danzaterapia: il metodo Maria Fux, Intervista con Betina M. Bensignor, Edizioni Del Cerro, 2006

Fux M., Cos’è la danzaterapia: il metodo Maria Fux, Intervista con Betina M. Bensignor, Edizioni Del Cerro, 2006

 Ostrow, A. C. (1984). Physical activity and the older adult. Princeton, NJ: Princeton Book Company

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